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I PRIMI 40 ANNI DI VITA SONO I PIU’ DIFFICILI

Lo sapevi bene che, prima o poi, sarebbero arrivati i cazzi: quelli veri e quelli figurati. Lo sapevi fin da piccola, e infatti le Barbie trombavano di brutto. Nonostante le gambe rigide che potevano sforbiciare ma non allargarsi, perchè prive di articolazione dell’anca, errore di progettazione grossolano e patriarcale; nonostante la figa di plastica di Lei e lo slip a coprire la virilità del Nostro, Barbie e Ken trombavano come ricci. Uno per tutte e tutte con Uno. Perchè il sesso è una cosa innata; e lo dimostra il fatto che anche noi bambini degli anni ’80, che potevamo disporre solo giornaletti porno di seconda mano – che recuperavamo tra le frasche e i calcinacci delle case abbandonate del centro storico – conoscevamo il Kamasutra e tutti i modi possibili di  bombare.

Ma non sono qui per parlare di sesso, o delle mia fantasie verginali, di quelle che percepivo come perversioni in erba, della fascinazione per gli odori e i sapori intimi, del fremito e della sensazione di umido che ho scoperto – come papà Freud insegna – esattamente nella fase genitale della mia infanzia. Sono qui per parlare di adulti. E di quanto sia difficile crescere dopo i 30 anni. Quando gli orologi biologici di tutti i tuoi affetti, compreso il tuo, iniziano a emettere ticchettii dissonanti e non c’è più verso di tapparti le orecchie perchè ci sono alcuni concetti che tornano e ritornano. Sono nelle parole di chi ami, in gola a chi odi, e lo senti, lo senti con esattezza che il Tempo delle Mele è andato. Il primo pensiero del mattino, l’ultimo della sera; e la notte, quando all’improvviso apri gli occhi, e tra le fessure della serranda c’è solo nero e luce artificiale. E’ lì che ti prende la paura. Che già senti la nostalgia. Che dici che no, non è possibile, che ti chiedi che fine farai e che se è vero che i buchi neri della vita possono essere interessanti come quelli di Hawgkin. Ti chiedi se sto buco nero, che senti il fiato della gravità forte sul collo, nasconda almeno un pò di fascino. Sembra che non vedi l’ora di andarci a fare un giro, per poterlo poi giudicare. Ti chiama, ti sussurra e ti solletica, quasi che sembra una sfida. Ma non c’è competizione; tanto mica puoi sottrarti. E stai lì, a sperare che non sia, a ripeterti che non accadrà, perchè una parte di te lo sa come sarà. E fai finta di non sentire che alla fine dicono la stessa cosa, la parte che parla e quella che ascolta,  la parte che sente e quella che aspetta. E aspetti le grandi cose che verranno, che saranno giganti nel bene o nel male perchè tu sarai sempre piccola e le cose saranno sempre più grandi di te. E sarai sempre la bambina di qualcuno, come quel qualcuno è stato il bambino di un altro e così via, nei secoli dei secoli.
Ab Eterno.

IN ME MAGO AGERE.

Originally Inspired by: Bambini che disegnano Cazzi per Sbaglio

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