SOVRAPPENSIERO – so·vrap·pen·siè·ro
C’era una volta Sovrappensiero, un posto stranissimo dove giovani e anziani ciondolano per le strade malvestiti, con i capelli spettinati e un sacco di errori nelle tasche. A Sovrappensiero i Signori del Tempo si sono dimenticati di correggere i calendari e gli anni durano sempre 366 giorni. La leggenda narra che l’abbiano fatto apposta per dare a tutti, anche ai più ostinati, il tempo di rimediare ai propri sbagli; ma in verità gli abitanti di Sovrappensiero sono così distratti che non sanno neppure di averlo un Signore del Tempo. A Sovrappensiero anche gli orologi sono strani e potresti essere ovunque, nel Medioevo come sulla Luna. Qui non importa quanti anni hai né da dove vieni: a Sovrappensiero c’è posto per tutti quelli che vivono un altro spazio-tempo e non hanno più cognizione di causa-effetto. Qui infatti non esistono conseguenze, solo cumuli di casini e pentimento dove la gente inciampa in continuazione. I caduti piangono mentre gli altri ridono, poi le lacrime diventano pozzanghere dove annegano i più stolti e così si consuma il giro delle stagioni.
A Sovrappensiero succedono un sacco di incidenti e cose ancora più strane: le chiavi stanno in frigorifero, il pane nello scolapiatti, il sale nel caffè e i calzini sporchi dentro al forno con la teglia e le presine. Nelle case di Sovrappensiero non si riesce proprio a fare ordine e anche quando tutti tacciono c’è un forte rumore di pensieri ripetuti. Niente è a posto e tutto è dato in pasto al caso. Chi dovrebbe fare il proprio lavoro si dimentica di come si fa, e chi vorrebbe fare un lavoro non sa più come fare a farlo. Non esiste il senso del dovere e forse nemmeno la percezione del piacere, i sentimenti si amalgamano in una poltiglia di viscere contorte e per questo a Sovrappensiero hanno tutti il mal di pancia; dal dottore però non ci va più nessuno. Si dice che Sovrappensiero sia il regno dell’improvvisazione, dove improvvisamente ci si ritrova a indossare i panni di qualcun altro, dove capita che ti succeda quello che pensavi non potesse mai accadere, dove non è detto che il cane abbai, che il gatto miagoli e che le ruote siano rotonde.
Però la Natura e’ verde, l’acqua azzurra e l’aria trasparente. Ci sono frutteti, distese di girasoli, campi di mais, rovi di more, querce altissime, fiorellini di prato e piantine da orto, e al tramonto tutto respira all’unisono e chi non voleva lavorare e’ felice di non averlo fatto, e chi voleva darsi da fare e’ appagato dalla fatica di avere fatto non si sa che cosa. Il problema più grande di Sovrappensiero infatti, è che le persone si dimenticano spesso delle proprie azioni e quindi chi ha fatto non sa cosa ha fatto, e chi non ha fatto non se ne cura affatto. A Sovrappensiero non ci si preoccupa mai, perché qui le cose non puoi mica cambiarle, e se credi che un giorno incontrerai persone ben vestite, con abiti senza tasche e senza errori, ti sbagli di grosso. Se qualcuno se ne va qualcun altro arriva e quindi a Sovrappensiero c’è sempre un gran via vai di sbadati.
Io a Sovrappensiero ci sto abbastanza bene perché si fanno un sacco di cazzate e c’è tanta adrenalina nell’aria. Dormi in piedi, cadi da fermo, diventi dislessico, perdi le cose, ti scordi tutto ma ritrovi la memoria. È come essere in viaggio.Come la gente possa sopravvivere a se stessa è davvero un mistero ma Sovrappensiero è un posto magico dove tutti passano prima o poi, anche se tanti fanno finta di non esserci mai stati.
C’è una bella luce qui, con le nuvolette che virano al rosa e il canto delle cicale nell’aria. Qualche volta il cielo si fa scuro e piovono lacrime di rabbia e desiderio ma non importa: a Sovrappensiero hanno tutti i capelli impermeabili e un cappello fatto apposta per non far bagnare troppo il cuore.

FA PIU’ RUMORE UN ALBERO CHE CADE DI UNA FORESTA CHE CRESCE –
LAO TSE